Come e quando aprire una partita IVA

L’IVA, conosciuta anche come Imposta sul Valore Aggiunto, è stata introdotta nel 1972 e ha integrato le regole e le direttive stabilite dall’Unione Europea, di cui l’Italia è uno dei soci fondatori.

La legislazione italiana stabilisce che qualsiasi tipo di società costituita che commercia e fornisce beni o servizi imponibili in Italia, deve seguire passaggi specifici, come la registrazione dell’IVA, completare regolarmente la dichiarazione dei redditi e rispettare leggi, normative e regole. Ogni azienda o lavoratore autonomo dovrà quindi aprire una partita IVA.

Ma come si apre una partita IVA? E soprattutto quando conviene farlo? Molti si pongono questa domanda, solitamente perché volenterosi di avviare una nuova attività, anche se a volte la burocrazia e i costi possono frenare e aspirazioni di crescita.

La procedura da seguire per aprire partita IVA è in verità semplice, questa guida nasce proprio per illustrare tutto quello che deve sapere chi vuole avviare un’attività imprenditoriale.

Partita IVA: quando serve

Chi deve aprire una partita IVA? La risposta è semplice: un professionista autonomo o il titolare di una società deve necessariamente aprire una partita IVA, perché esercita un’attività economica organizzata con l’obiettivo di produrre e poi vendere beni o servizi.

Avere una partita IVA ha i suoi pro e contro, tra quest’ultimi senza dubbio il costo per mantenerla attiva, quindi conviene sempre fare prima due conti a tavolino sui guadagni annuali e chiedersi se tale attività resterà nel tempo redditizia.

E’ vero che se l’attività individuale non va oltre i 5 mila euro l’anno non è necessario aprire la partita IVA? In realtà questo è un falso mito.

Infatti per chi svolge un’attività imprenditoriale continuativa, è sempre richiesta l’apertura di una partita IVA per regolarizzare la posizione fiscale. Tuttavia se l’attività svolta è di carattere occasionale e resta costantemente al di sotto dei 5.000 euro annui, in tal caso l’apertura della partita IVA non è richiesta. Tuttavia tutti gli introiti dell’attività occasionale dovranno essere dichiarati nell’apposito campo della dichiarazione dei redditi con il 730.

Come aprire la partita IVA

La partita IVA viene identificata da undici caratteri, dei quali i primi 7 vanno ad indicare la matricola del contribuente che attiva la partita IVA, i successivi 3 identificano il codice dell’ufficio delle Entrate che ha rilasciato la partita IVA, l’ultimo carattere è un codice di controllo che viene calcolato in base alle prime cifre con una formula particolare.

Aprire una partita IVA è semplice e gratuito. Per farlo basterà comunicare all’Agenzia delle Entrate entro un mese, l’inizio della propria. Sarà necessario fare una dichiarazione con il modello AA9/12 se ditta individuale o con il modello AA7/10 se azienda.

Ad ogni partita IVA deve essere associato un codice ATECO, che va ad identificare il tipo di attività collegato alla partita. Dopo aver richiesto l’apertura della partita IVA, l’Agenzia delle entrate dovrebbe fornire il numero di partita IVA entro pochi giorni.

Le tasse da pagare

Le tasse da pagare dovute all’attività per partita IVA è differente in base al regime fiscale prescelto.

Ecco di seguito le principali tasse dovute a partita IVA:

  • Iscrizione alla Camera di Commercio (per le categorie che lo prevedono) con un costo tra gli 80 e 100 euro l’anno;
  • regime di contabilità ordinaria: prevede l’IRPEF a scaglioni, da un minimo del 23% (fino a 15mila euro) ad un massimo del 43% (oltre i 50 mila euro) del fatturato;
  • regime forfettario: è possibile accedere con una partita IVA con fatturati fino ad un massimo di 85.000 euro e prevede una tassazione ad aliquota ridotta dell’IRPEF: 5% per nuove attività per i primi 5 anni, successivamente si alza al 15%. Con questo regime fiscale non è però possibile detrarre le spese, a meno dei contributi previdenziali obbligatori. Inoltre il regime ordinario prevede l’esenzione dall’IVA.

I contributi INPS

Per quanto riguarda le tasse dovute ai contributi INPS per la partita IVA è necessario capire in quale categoria di attività imprenditoriale ci si trova e quindi a quale cassa fare riferimento:

  • artigiani e commercianti
  • lavoratori autonomi (senza cassa)
  • professionisti (con cassa autonoma)

Gli artigiani e commercianti devono pagare per i contributi INPS:

  • un fisso di circa 3600 euro in quattro rate annuali;
  • circa il 23% del reddito che supera i 15.548 euro;
  • circa il 24% del reddito che supera i 46.123 euro;
  • i redditi oltre i 76.872 euro non sono tassati per INPS.

I lavoratori autonomi senza una cassa previdenziale devono i seguenti contributi INPS:

  • nessun fisso annuale;
  • circa il 26% del reddito;
  • i redditi oltre i 100.324 euro non sono tassati per INPS.

I professionisti con cassa previdenziale autonoma, a seconda della cassa di cui fanno riferimento, avranno i loro contributi da versare.

Costi apertura di una partita IVA

Aprire una partita IVA non ha un costo, tuttavia ci sono delle spese per mantenerla aperta.

Sostanzialmente questi costi sono dovuti al lavoro del commercialista, ovvero la persona che si occuperà di gestire fiscalmente la partita IVA. In base a che tipo di partita IVA si apre e sopratutto a quale regime fiscale si aderisce, i costi di gestione dovuti al commercialista possono variare notevolmente.

Commercialista: serve?

I liberi professionisti come anche le ditte individuali, oggi più che mai tendono ad aprire partita IVA ma senza aiuto e sostegno di un commercialista, essendo uno dei costi fissi che dovranno sostenere.

Ci sono diversi obblighi fiscali che il titolare di partita IVA deve rispettare e per non lasciarli indietro, è probabile che ti occorra un commercialista , che ti aiuti e visioni le tue attività:

  • Emettere la fattura elettronica
  • Compilare i registri contabili con le fatture emesse e ricevute, bolle doganali e corrispettivi
  • Controllare le detrazioni
  • Liquidazione, erogazione e dichiarazione regolare dell’IVA
  • Dichiarazione annuale IVA

Per chi necessita di ulteriori informazioni si consiglia di consultare il sito www.serviziocontabileitaliano.it

Bicicletta elettrica: tutto quello che c’è da sapere

Una bicicletta elettrica è un tipo di bicicletta che utilizza un motore elettrico per aiutare il ciclista a pedalare. Il motore viene alimentato da una batteria ricaricabile e può essere utilizzato per aumentare la velocità o semplificare la salita di pendenze ripide.

Le biciclette elettriche sono diventate sempre più popolari perché consentono di percorrere lunghe distanze con meno fatica e possono essere utilizzate per gli spostamenti quotidiani in città o per il turismo.

Tipologie di biciclette elettriche

Ci sono diverse tipologie di biciclette elettriche, ognuna con caratteristiche e specifiche progettuali differenti, adatte a soddisfare le esigenze di diverse categorie di utenti. Ecco alcune delle principali tipologie di biciclette elettriche:

Bicicletta elettrica da città, sono biciclette elettriche progettate per gli spostamenti quotidiani in città. Sono generalmente più leggere e maneggevoli rispetto alle altre tipologie e spesso dotate di accessori come portapacchi e luci.

Bicicletta elettrica da trekking, sono progettate per percorsi misti, sia cittadini che fuoristrada. Sono generalmente più robuste e resistenti rispetto alle biciclette da città e spesso dotate di sospensioni anteriori e posteriori.

Bicicletta elettrica da montagna sono realizzate per percorsi off-road impegnativi, come i sentieri di montagna. Sono generalmente più pesanti e robuste rispetto alle altre tipologie e spesso dotate di sospensioni anteriori e posteriori, pneumatici larghi e maggiore capacità di assistenza alla pedalata.

Bicicletta elettrica pieghevole sono progettate per essere facilmente ripiegate per il trasporto e il parcheggio. Sono generalmente più leggere e maneggevoli rispetto alle altre tipologie e spesso dotate di meccanismi di piegatura nella zona del telaio o del forcellino.

Bicicletta elettrica cargo è dedicata per il trasporto di carichi pesanti, come la spesa o i bambini. Sono generalmente più pesanti e robuste rispetto alle altre tipologie e spesso dotate di portapacchi, baule e sedili per i passeggeri.

Bicicletta elettrica a pedalata assistita hanno un motore che assiste il ciclista nella pedalata, ma si attiva solo quando si pedala e si spegne quando si smette di pedalare o si raggiunge la velocità massima consentita.

I vantaggi di una bicicletta elettrica

Ci sono diversi vantaggi nell’utilizzo di una bicicletta elettrica rispetto ad una bicicletta tradizionale:

Il motore elettrico aiuta a pedalare, soprattutto in salita o controvento, rendendo più facile e meno faticoso il tragitto. Sicuramente con questo tipo di bici si possono percorrere distanze maggiori rispetto a quelle che si potrebbero fare solo con la forza muscolare.

Le biciclette elettriche possono raggiungere velocità maggiori rispetto alle biciclette tradizionali, rendendo anche più rapidi gli spostamenti. Inoltre, essendo un prodotto green, non emettono gas di scarico, contribuendo a ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico e aiutano a risparmiare sui costi dei trasporti e del carburante.

Cosa è una bicicletta elettrica a pedalata assistita

Una bicicletta elettrica a pedalata assistita, conosciuta anche come e-bike, è un tipo di bicicletta che utilizza un motore elettrico per assistere il ciclista durante la pedalata. Il motore viene attivato solo quando il ciclista pedala e si spegne quando si smette di pedalare o quando si raggiunge la velocità massima consentita. Il livello di assistenza del motore può essere regolato dal ciclista per adattarsi alle sue esigenze.

Il sistema di pedalata assistita consente al ciclista di pedalare con meno fatica, di percorrere distanze maggiori e di raggiungere velocità maggiori rispetto ad una bicicletta tradizionale. In alcuni paesi, le e-bike sono soggette a limiti di velocità e potenza del motore.

In generale, le biciclette elettriche a pedalata assistita offrono un’esperienza di guida più piacevole e meno faticosa, rendendo la bicicletta un’opzione di trasporto più accessibile per una maggiore quantità di persone, dai pendolari alle persone anziane o con mobilità ridotta.

Cosa è una E-bike pieghevole

Una bicicletta elettrica pieghevole è una bicicletta elettrica che può essere facilmente ripiegata per ridurre le dimensioni e rendere più semplice il trasporto e il parcheggio. Il meccanismo di piegatura è solitamente collocato nella zona del telaio o del forcellino.

Il funzionamento di una bicicletta elettrica pieghevole è simile a quello di una bicicletta elettrica a pedalata assistita. Il motore elettrico assiste il ciclista durante la pedalata, ma può essere disattivato o regolato in base alle esigenze del ciclista. La batteria ricaricabile alimenta il motore e può essere facilmente rimossa per la ricarica.

Una volta ripiegata, la bicicletta elettrica pieghevole può essere facilmente trasportata in un bagagliaio o su un mezzo di trasporto pubblico. Questo la rende un’ottima opzione per i ciclisti urbani che cercano una bicicletta versatile e facile da gestire.

In generale le e-bike pieghevoli sono più piccole e leggere rispetto alle e-bike tradizionali, ma la potenza del motore e l’autonomia della batteria può variare in base ai modelli.

Regole di manutenzione di una bicicletta elettrica

Una manutenzione buona e regolare può aiutare a prolungare la vita della tua bicicletta elettrica e garantire una guida sicura e confortevole. Ci sono alcune cose da tenere in considerazione per mantenere una bicicletta elettrica in buone condizioni:

Controllare la pressione dei pneumatici: assicurati che i pneumatici siano gonfiati adeguatamente per garantire una guida sicura e migliorare l’efficienza del motore.

Lubrificare la catena: lubrifica regolarmente la catena per evitare il consumo prematuro dei componenti e garantire una guida fluida.

Controllare i freni: assicurati che i freni funzionino correttamente per garantire la tua sicurezza durante la guida.

Verificare la carica della batteria: assicurati che la batteria sia carica e che non ci siano problemi di funzionamento. Seguire le istruzioni del produttore per la gestione e la manutenzione della batteria.

Controllare il livello dell’olio del motore: se il tuo e-bike ha un motore a combustione, assicurati di controllare il livello dell’olio e di cambiarlo se necessario.

Pulizia della bici: pulisci regolarmente la tua e-bike per evitare la corrosione e il deterioramento prematuro dei componenti.

Controllare il sistema di pedalata assistita: assicurati che il sistema di pedalata assistita funzioni correttamente e che non ci siano problemi di funzionamento.

Fare un controllo generale: se noti qualche problema o malfunzionamento, porta la bicicletta da un meccanico specializzato per un controllo generale.

Cosa vedere a Napoli

Negli ultimi anni, Napoli, ha avuto un aumento costante di turisti, portandola di fatto ad essere la città più visitata di tutto il sud Italia. Beneficiando di un clima piuttosto mite durante tutto l’arco dell’anno, e con attrazioni proposte anche in periodi più miti, rende di fatto possibile una sua visita anche nei mesi invernali.

E’ importante sapere cosa vedere a Napoli prima della prenotazione del viaggio. Ciò consentirà di avere le idee già chiare una volta giunti in città. Non solo, sapendo già cosa visitare a Napoli, si riuscirà a vedere sicuramente più posti, ottimizzando quindi i tempi del proprio soggiorno.

Questa guida nasce per elencare quali sono le attrazioni, le strade ed i luoghi più importanti da vedere a Napoli.

Le chiese di Napoli

La città partenopea è ricca di chiese dal grande fascino storico ed architettonico. Ce ne sono davvero tantissime. Alcune di esse si stanno scoprendo e valorizzando soltanto ora.

Tra le più importanti ci sono sicuramente la Chiesa di Santa Chiara e quella del Gesù Nuovo. Situate a pochi metri di distanza, si distinguono per il forte contrasto architettonico fra di esse. La prima è in stile completamente gotico l’altra in stile barocco.

Tra le più importanti non è possibile non menzione la Chiesa del Duomo di Napoli. E’ proprio qui infatti che avviene il famoso miracolo di San Gennaro.

I musei di Napoli

La città di Napoli è ricchissima di musei. Se si volessero visitare tutti, servirebbe probabilmente un soggiorno, anche piuttosto prolungato, dedicato solo alla loro visita.

Vediamo però quali sono i più importanti che non possono prescindere da una visita:

  • Museo Archeologico Nazionale
  • Cristo Velato
  • Stazione di Toledo

Il Primo è considerato tra i musei archeologici più importanti al mondo relativamente all’arte romana. Il Cristo Velato è un capolavoro scultoreo. La statua è scolpita a grandezza naturale coperto da un velo trasparente.

La stazione metro di Toledo è una stazione di architettura contemporanea tra le più belle di tutta Europa.

Piazza Plebiscito da visitare

Piazza Plebiscito rientra sicuramente tra le cose da vedere a Napoli, trattandosi nella pratica della piazza più importante, nonché più conosciuta della città partenopea.
Camminando lungo di essa, sulla parete del palazzo reale, è possibile osservare le sculture dei vari re che hanno governato la città.

Dalla parte opposta invece vi sono due statue equestri di Carlo di Borbone III con il Suo figlio Ferdinando I. Il regno dei Borboni è stato quello tra i più influenti ed apprezzati a Napoli.

La piazza, essendo tra le più grandi d’Italia, è stata anche spesso scelta per ospitare grandi eventi e grandi manifestazioni anche molto importanti.

Lungomare di Napoli: Mergellina

Proprio da Piazza Plebiscito, a poche centinaia di metri, comincia il lungomare di Napoli; Mergellina è tra le zone preferite non solo dai turisti ma anche dagli stessi napoletani. Qui infatti si gode di una vista davvero unica di tutto il Golfo di Napoli.

Negli ultimi anni, la zona è stata quasi del tutto pedonalizzata, rendendo la passeggiata a piedi ancora più piacevole. A Mergellina ci sono anche alcune scogliere dove è possibile prendere il sole oppure tuffarsi in mare.

Alla fine di questo percorso sul lungomare di Napoli, vi sono il Castel dell’Ovo ed il Borgo Marinaro, entrambi posti assolutamente meritevoli di visita.

Il Castel dell’ovo

Il Castel dell’Ovo è una fortezza situata su un’isola nel porto di Napoli, Italia. Costruito nel IX secolo, è uno dei castelli più antichi d’Europa e uno dei più importanti simboli di Napoli. La fortezza è stata costruita per proteggere la città dalle invasioni e dai pirati, e successivamente è stata ampliata e utilizzata come prigione, residenza reale e museo.

Oggi, il Castel dell’Ovo è un importante sito turistico e un luogo di eventi culturali e mostre. Il castello è famoso per la sua particolare forma a forma di uovo, che lo rende unico e riconoscibile. La fortezza è anche circondata da un grande parco che offre una vista spettacolare sul golfo di Napoli. È un luogo di grande interesse storico, culturale e paesaggistico che attrae visitatori da tutto il mondo.

Lo stadio San Paolo (Maradona) di Napoli

Napoli ha un fede calcistica molto accesa. E’ infatti interessante e divertente notare che la città, durante le esibizioni della propria squadra, diventa praticamente deserta.

Denominato Stadio San Paolo da sempre, ha recentemente cambiato il suo nome in ‘Stadio Diego Armando Maradona’ in onore della morte dell’ex capitano della squadra campana. Fu infatti con Maradona che la città di Napoli ha raggiunto il più alto lustro calcistico.

Lo stadio si divide nelle Curve (A e B), nel settore distinti e nelle tribune. Per una visione tranquilla del match consigliamo il settore distinti. Lo stadio di Napoli è situato nella zona di Fuorigrotta.

Cosa vedere a Spaccanapoli

Tra le cose più importanti da vedere a Napoli c’è senza dubbio ‘Spaccanapoli’. In realtà, il nome vero della strada è ‘Via San Biagio dei Librai’. Il nome Spaccanapoli è dovuto al fatto che si tratta di una strada stretta è lunga che idealmente divide la città esattamente in due parti.

Su questa strada è concentrato anche il maggior folclore della città partenopea. E’ proprio qui infatti che si trova Largo San Gregorio Armeno, che in periodi natalizi presenta i suoi spettacolari presepi fatti a mano, famosi ed apprezzati in tutto il mondo.

Interessante anche le visite a tutte le botteghe ed i negozietti degli artigiani della zona. Chi visita Napoli, deve necessariamente andare almeno una volta a Spaccanapoli.

La Napoli Sotterranea

Tra le cose da vedere a Napoli, vi è sicuramente anche la Napoli Sotterranea. Si tratta di un percorso molto suggestivo nella viscere di Napoli alla scoperta della vecchia città romana. Proprio così, Napoli è stata praticamente costruita a strati nel tempo.

Situato nel cuore di Napoli, il Complesso di San Lorenzo Maggiore è una delle attrazioni più importanti della città. Costruito nel V secolo, comprende una chiesa, un monastero, un anfiteatro romano, un chiostro e un museo. Il complesso è un esempio straordinario dell’arte e dell’architettura di Napoli e offre un’eccellente opportunità per conoscere la storia e la cultura della città.

Facendo il tour della Napoli sotterranea, ci si immergerà in un sol colpo nel contesto dell’epoca: sarà quasi come entrare in una macchina del tempo.

L’ingresso della Napoli Sotterranea è situato lungo Via dei Tribunali e per effettuare la visita non è necessario prenotarsi. Importante: è consigliato portare con sè qualcosa di pesante da mettersi addosso poiché la temperatura nella Napoli sotterranea solitamente è più bassa. Inoltre, il tour non è consigliato a chi soffre di claustrofobia.

I Giardini della Villa Comunale

La Villa Comunale di Napoli è un grande giardino pubblico situato nel cuore della città, accanto al lungomare. Fu aperto al pubblico nel 1885 e da allora è stato uno dei luoghi più popolari per passeggiate e attività all’aria aperta. Il giardino dispone di ampie aree verdi, fontane, statue, gazebo e una piscina. Ospita anche uno spazio all’aperto dove si svolgono spettacoli teatrali durante l’estate.

Una particolarità della Villa Comunale di Napoli è il suo design con aiuole formali e sentieri tortuosi che creano un’atmosfera incantevole. È un luogo ideale per rilassarsi, fare picnic e godere della vista del mare. È anche sede di numerosi eventi culturali e feste durante l’anno. La villa comunale è una tappa obbligata per chi visita Napoli e offre un’opportunità unica di immergersi nella natura e nella cultura della città.

Dove dormire a Napoli

Chi sta pensando di organizzare un viaggio nella città di Napoli sta probabilmente già pianificando cosa vedere sul posto. In questa fase, è necessario altresì valutare attentamente, dove dormire a Napoli, in modo da trovarsi in una parte della città che sia vicina ai fattori di attrattiva che si è appunto programmato di vedere.

Pur non essendo particolarmente grande, la città di Napoli è abbastanza estesa. Inoltre non tutte le zone, soprattutto quelle più distanti dal suo centro storico, sono servite in maniera ottimale dai mezzi pubblici.

Questa guida nasce per illustrare quali sono i quartieri consigliati dove dormire, in base ai posti da visitare ed ai mezzi di trasporto pubblici presenti in città.

Scegliere la tipologia di alloggio a Napoli

Innanzitutto è necessario capire la tipologia di alloggio che più potrebbe fare al proprio caso. Con l’impennata dei flussi turistici verso la città è nata progressivamente un’offerta ricettiva più variegata. Infatti oltre agli hotel di categoria alta, si sono affiancati successivamente B&B, Ostelli, appartamenti, ed addirittura i bassi napoletani (piccole abitazioni poste a piano terra).

La scelta dell’alloggio giusto dipende molto da che tipo di turista si è e da quanti giorni sarà la propria permanenza in città. È chiaro che per una notte è possibile anche optare per un basso napoletano, mentre per soggiorni più lunghi è caldamente consigliato un Bed & Breakfast o un appartamento.

Per i più giovani che hanno un maggior spirito di adattamento e vogliono fare sempre nuove amicizie, allora l’ostello potrebbe essere la soluzione ideale.

Come scegliere la zona dove dormire

Come già detto in precedenza, la città di Napoli non è eccessivamente estesa, ma bisogna fare attenzione a scegliere un quartiere che sia ben servito dai mezzi pubblici, per chi sceglie di non stare in centro.

Attenzione: per mezzi pubblici in intende quasi esclusivamente la linea metro 1. È consigliabile evitare i quartieri che sono serviti da altri mezzi pubblici come bus o altri treni, poichè il treno della linea 1 è quello che offre una maggiore affidabilità in termini di tempi di percorrenza e frequenza delle corse.

Dormire nel Centro storico di Napoli

Il centro storico di Napoli rappresenta la scelta top per dormire in città. Con il centro storico si intende l’area di Spaccanapoli e via dei Tribunali. Infatti è qui che sono concentrati la maggior parte dei punti di interesse della città.

Non solo, la zona è anche a metà tra la stazione centrale (dove partono i treni per Pompei, Ercolano, Vesuvio e Sorrento) ed il porto. Dal centro storico, sia il Porto che la stazione centrale sono raggiungibili a piedi, rispettivamente, in 20 e 15 minuti.

Numerose sono le offerte di alloggio in questa zona. Per chi preferisce dormire in un b&b è possibile visitare la pagina web di bbalcentrostorico.

Dormire in zona via Toledo

La zona di Via Toledo, facente parte del quartiere San Giuseppe, rappresenta anch’essa una delle scelte migliori su dove trovare un alloggio a Napoli.

Questa zona è infatti vicina sia al centro storico della città che al lungomare Mergellina di Napoli. Altra cosa importante, proprio lungo Via Toledo, vi è la fermata della linea 1 della metro e la Funicolare Centrale che in sole tre fermate porta al Vomero, uno dei quartieri più importanti di Napoli.

Inoltre Via Toledo è la strada pedonale più ampia, pianeggiante e piacevole da passeggiare. Non a caso è praticamente la strada dello shopping preferita dai napoletani.

Dormire vicino il lungomare Mergellina

Il lungomare Mergellina è senza dubbio uno dei quartieri più belli sotto il profilo paesaggistico. Svegliarsi la mattina ed affacciarsi dal balcone dell’appartamento o bed and breakfast, godendo la vista del golfo, regalerà una sensazione straordinaria ed impareggiabile.

Purtroppo però qui gli alloggi sono i più costosi della città. Infatti se nel centro storico o nella zona di via Toledo, una camera doppia ha una media di 65 € qui i prezzi schizzano ad una media minima di € 100.

Inoltre la zona del lungomare è consigliabile soprattutto durante il periodo estivo, poichè nel periodo invernale il posto è molto (anche troppo) ventilato.

Dormire vicino Posillipo

Assieme al lungomare, il quartiere di Posillipo è anche esso tra i più belli a livello paesaggistico. In questa area sono anche concentrare le più belle spiagge di Napoli, come la bellissima riserva naturale della Gaiola, Marechiaro e Villa Volpicelli location anche della serie tv Un Posto al Sole.

Molto apprezzato anche il Parco Virgiliano, dove si può godere di una splendida vista dall’alto del golfo di Napoli.

Il punto debole di questo quartiere è la scarsa connettività. Non essendoci una fermata della la linea 1 della metro, muoversi al di fuori di questa zona, per un turista, è piuttosto complicato.

Dormire vicino Piazza Garibaldi

Sembra un po’ strano consigliare di alloggiare nei pressi della stazione centrale di una grande città ma a Napoli può comportare i suoi vantaggi, ecco si seguito le principali motivazioni:

  • qui è dove si trovano gli alloggi con i prezzi medi più bassi rispetto agli altri quartieri.
  • da Piazza Garibaldi, partono i treni che vanno a Pompei e Sorrento.
  • qui vi è il capolinea della linea della metro 1.

Quando si parla di Piazza Garibaldi si fa riferimento ad un quartiere con delle grosse criticità perché non è certamente annoverato tra i migliori che la città di Napoli possa offrire. Si raccomanda dunque la zona solo ai turisti un po’ più scafati ed avvezzi a viaggiare.

Come arredare una camera da letto

La camera da letto è un luogo molto personale in cui sentirsi bene, il proprio rifugio, rasserenante. Ti stai trasferendo in un nuovo appartamento e non sai come arredare una camera da letto? O ti piacerebbe traslocare perché la tua stanza non ha più il fascino e la calma di una volta? Sei stanco dell’arredamento e dei vestiti stesi sul pavimento?

Questa guida nasce per scoprire come sistemare questo ambiente e riscoprire il piacere di varcare la porta della camera per dormire sonni tranquilli.

Il letto

Ovviamente in una camera da letto che si rispetti serve un letto matrimoniale. I modelli molto gettonati sono i letti contenitori con spalliera. Sono economici e utili per stivare lenzuoli e altre cose nel contenitore.

Con una cifra attorno alle 300 euro si possono trovare dei buoni letti contenitori in mobilifici come Mondo convenienza o IKEA, altrimenti ci sono i letti di Divani e Divani o Chateau d’Ax che sono un po’ più costosi. Insieme al letto non deve mai mancare il classico piumino d’oca matrimoniale che puoi scegliere da qui, oppure in primavera o inizio autunno, una trapuntina leggera.

Per quel che riguarda il materasso c’è l’imbarazzo della scelta. Ora vanno per la maggiore quelli più confortevoli che si adattano maggiormente alla pressione del corpo come i materassi “memory foam” in schiuma viscoelastica, oppure quelli totalmente in lattice naturale o sintetico. Per i pesi più importanti invece è consigliabile optare per i classici materassi a molle bonnel o, in alternativa, a molle insacchettate.

L’armadio: ante battenti o scorrevoli

Molte donne sognano la cabina armadio, una stanza tutta dedicata ai vestiti e scarpe. In mancanza di uno spazio del genere possiamo optare per il classico armadio, almeno a 4 ante.

Ante a battente o scorrevoli? La seconda soluzione è quella piú adatta per chi ha spazi ridotti, l’ingombro per l’apertura di un’anta può essere molto limitante. Il prezzo sarà maggiore, ma saremo in grado di montare armadi molto grandi anche in piccoli spazi. L’inconveniente è che non sarà possibile installare uno specchio all’interno dell’anta che si apre, tuttavia esistono in commercio molti armadi a specchio che potrà essere utilizzato tranquillamente dall’esterno.

Il comò

Il comò classico è tornato di moda. Anche in questo caso bisogna avere lo spazio per potersene permettere uno bello ingombrante e con le stanze degli appartamenti di oggi si potranno avere delle difficoltà.

Il comò è qualcosa che ci fa ritornare agli anni passati, si tratta di un mobile vintage che esercita un bellissimo fascino. Oltre alla sua praticità data dal fatto che si possono conservare tante cose nei cassetti, rappresenta anche un punto di appoggio per tutte le cose che si usano in una stanza da letto.

I comodini

Non c’è una stanza da letto che si rispetti senza comodini. Anche se lo spazio è veramente ridotto, non possiamo non calcolare almeno 60 cm per lato per posizionare un comodino. Sono fondamentali per poggiare un libro, il proprio cellulare, una sveglia o qualsiasi altro oggetto che può servire prima di addormentarsi o al risveglio mattutino.

Se proprio non si ha lo spazio necessario, si può pensare di montare una mensola a muro. E’ la soluzione ideale per coloro che hanno stanze con meno di 3 metri di larghezza. Calcolando almeno 170 cm per letto e 60 cm per lato si arriva a 290cm, quindi per stanze troppo piccole l’utilizzo della mensola potrebbe essere un’ottima soluzione ai classici comodini.

La TV: dove posizionarla

In molti non amano avere il televisore nella sala da letto, altri invece non potrebbero farne a meno. Infatti c’è molta gente che quotidianamente guarda il televisore anche in camera da letto, prima di addormentarsi.

La TV, possibilmente, deve essere posizionata di fronte il letto, centralmente. Dovrebbe stare ad altezza occhi, quindi è consigliato verificare qual è la posizione sul letto dei soggetti che guarderanno la TV perchè non andrà montata troppo in alto e nemmeno troppo in basso.

In molti hanno l’armadio di fronte il letto e questo può essere un problema per il posizionamento del televisore. Ci sono alcuni produttori di mobili che prevedono la possibilità di montare la tv sull’ anta, visto che i TV a schermo piatto pesano poco. In alternativa posizionare il televisore all’interno dell’armadio con ante scorrevoli da aprire per l’occasione, potrebbe essere una soluzione ottimale.

Infine, con una staffa movibile sarà possibile montarla su una parete libera e muoverla all’ occorrenza.

Il lampadario

Il lampadario è un oggetto che in molte stanze è stato sostituito da faretti installati su un ribassamento di soffitta. Tuttavia avere un bel lampadario in camera è sempre di gran fascino ed impatto. La stanza da letto non è visitata da ospiti, rimane un po’ il proprio luogo segreto, per cui non è cosi importante spendere cifre folli per un lampadario, tuttavia molto dipende dal proprio gusto.

Oltre alla luce del lampadario, il consiglio per una camera da letto è quella di avere almeno due sorgenti luminose. La seconda dovrà essere quella di base, giusto per avere in stanza una luce soffusa, creando un’atmosfera soft, ma non troppo accogliente.

Le tende

Le tende in una stanza da letto devono garantire privacy. Devono proteggerci alla vista proveniente dall’esterno, ma anche essere esteticamente piacevoli. Per chi ha problemi di luce, meglio optare per le tende oscuranti come valida opzione alle tapparelle chiuse.

Sarà possibile scegliere tra la vasta gamma disponibile in grandi magazzini come Ikea, Brico o Leroy Merlin. La cosa fondamentale sarà scegliere bene la lunghezza e l’ampiezza della tenda che si andrà ad installare alla finestra o alla porta finestra.

Materasso in memory foam: caratteristiche, vantaggi e confronti

Tra le più importanti novità nel settore dei materassi introdotte negli ultimi anni c’è senza alcun dubbio il memory foam, un materiale sintetico che ha convinto una platea sempre più ampia di consumatori e che ha anche guadagnato apprezzamenti e consensi da parte degli esperti del settore grazie alle sue caratteristiche ed alle sue virtù.

Una piena consapevolezza su quanto convenga abbandonare il proprio vecchio materasso di tipo tradizionale per convertirsi a questa nuova generazione di strumenti per il migliore riposo la si potrà acquisire soltanto conoscendola a fondo ed analizzandone tutti i pregi e i difetti, anche attraverso un confronto incrociato con le altre tipologie ‘concorrenti’ oggi proposte dal mercato.

Il materiale memory foam

Il memory foam è considerato un materiale innovativo per la realizzazione dei materassi perché è in sostanza una lastra dalla struttura viscoelastica in schiuma di poliuretano dalla differente densità e la cui primaria dote è l’indeformabilità.

In pratica questo materiale assorbe la pressione del corpo, ma in un brevissimo lasso di tempo riprende la sua forma originaria secondo un principio che quindi differenzia totalmente i materassi in memory foam dai tradizionali materassi a molle.

Una sua speciale evoluzione è di recente stata ingegnerizzata per ovviare all’unico vero inconveniente del memory foam, ovvero l’assorbimento del calore. Questa innovazione è data dai materassi con uno strato superiore realizzato in memory gel, una schiuma viscoelastica prodotta sfruttando le nanotecnologie, ossia microsfere a cellula aperta in grado di regolare al meglio temperatura ed umidità offrendo un’esperienza di riposo decisamente più rinfrescante dei tradizionali materassy memory foam.

Con un paragone un po’ azzardato, a causa del loro comportamento attivo, potremmo definirli materassi climatizzati, e che costituiscono l’ideale per non patire il caldo durante le notti estive, soprattutto nelle parti più caldi del paese.

I vantaggi del memory foam

Il principale vantaggio dei materassi in memory foam è dato dalla duttilità della schiuma. Quando si deforma sotto il peso corporeo va a comporre una sorta di accogliente nicchia che sorregge nei più corretti punti di pressione tutto l’apparato muscoloscheletrico, permettendo alla colonna vertebrale di assumere la postura più ideale possibile.

I benefici derivano dalla distensione non solo delle articolazioni, ma anche della muscolatura. Questo corretto allineamento tra testa, collo e colonna vertebrale in più favorisce la circolazione sanguigna anche periferica, con ovvi benefici sull’ossigenazione dei tessuti e sulla rigenerazione cellulare che un buon riposo deve comportare.

Per finire, il memory foam offre per sua stessa natura un eccellente assorbimento dei movimenti, per cui risulta indicatissimo per chi dorme in coppia se uno dei partner ha il sonno più agitato.

Gli svantaggi del memory foam

Nonostante il grado di soddisfazione dei consumatori che dormono su un materasso in memory foam sia sempre orientato su valutazioni positive, esistono alcuni svantaggi o controindicazioni che riguardano soprattutto chi soffre molto il caldo.

È questa la principale lamentela che si può riscontrare anche nelle recensioni di questa tipologia di materasso, in quanto il memory foam è un materiale che assorbe il calore corporeo e tende a rilasciarlo e che quindi nelle afose notti estive può risultare meno confortevole.

Il tutto può essere alleviato, come abbiamo spiegato in precedenza, da un piano di riposo in memory gel oppure dalla scelta di materassi a più bassa densità nei quali il problema si presenta in misura ridotta.

Inoltre, il prezzo non è poi un vero svantaggio, ma per alcuni può costituire un deterrente: infatti in media un materasso in memory foam ha dei costi, a parità di sostegno e qualità, più elevati rispetto ai materassi di tipo tradizionale.

Pulizia e manutenzione del memory foam

Per completezza, è necessario precisare cosa fare per una corretta manutenzione dei materassi in memory foam. Un vantaggio dei modelli più avanzati è quello di presentarsi con una fodera rimovibile che può essere agevolmente lavata in lavatrice anche ad alte temperature ogni volta che si vuole, così da avere un piano di riposo sempre igienizzato.

Nel caso di macchie sulla lastra in poliuretano viscoelastico si suggerisce l’uso di un panno leggermente umido e di un detergente delicato per il bucato, evitando di eccedere con l’acqua ma soprattutto lasciando subito dopo il materasso all’aria, magari con finestre aperte, per farlo asciugare il più velocemente possibile. L’umidità deve infatti evaporare al 100%, perché il rischio è che il suo ristagno possa generare delle irreversibili muffe.

Una valida alternativa è cospargere la macchia di bicarbonato, utilizzando sempre un panno umido. La polvere andrà in seguito rimossa con l’aspirapolvere (senza calore), avendo sempre cura di far asciugare alla perfezione il materasso.

Confronto tra memory foam e lattice

L’altra grande famiglia merceologica dei materassi è quella dei modelli in lattice, un materiale che spesso viene confuso con il memory foam. Sono molti i punti in comune, a partire dalla deformabilità, ma il lattice offre una maggiore elasticità soprattutto se esso è di origine naturale.

Questo tipo di materiale, di qualità nettamente superiore, è perfetto per chi soffre di allergie in quanto oppone un ambiente ostile alla proliferazione di batteri e soprattutto di acari della polvere.

Il lattice sintetico è invece meno morbido e si presenta con un sostegno più robusto, ma tende ad essere più resistente nel tempo. Tra le caratteristiche che lo differenziano e lo rendono preferibile al memory foam c’è la migliore traspirabilità, per cui anche in estate risultano particolarmente freschi, ma bisogna prestare attenzione alla loro manutenzione ed evitarne l’uso in ambienti troppo umidi che tendono ad intaccarne la struttura.

Confronto tra memory foam e waterfoam

C’è un’ulteriore famiglia di materassi di più recente concezione chiamata waterfoam, che vengono realizzati anch’essi in poliuretano ma secondo delle tecniche differenti. Sono chiamati waterfoam perché ciò che scatena l’espansione della schiuma, o reagente, è in questo caso l’acqua.

Questa schiuma ad acqua una volta indurita forma dei blocchi modellabili che possono essere tagliati in lastre dello spessore voluto, e con una struttura cellulare aperta che si presenta come un fitto reticolo ma denso di vuoti d’aria, il che favorisce al massimo la traspirazione.

Densità e viscosità sono infatti ottimali per la colonna vertebrale e manca rispetto al memory foam classico quella sensazione di calore trattenuto. D’altro canto però, i materassi waterfoam non hanno la caratteristica dei memory foam, ovvero dell’adattabilità al corpo umano, il che li rende meno confortevoli sotto questo punto di vista, durante il sonno.

Un fattore importante da considerare è di non orientarsi su prodotti troppo economici, perché il minore prezzo si traduce in una minore qualità e quindi in una durata nel tempo limitata.

Confronto tra memory foam e molle

La più tradizionale famiglia di materassi è, come molti sanno, quella dei materassi a molle, che rispondono all’esigenza di chi preferisce dormire su un piano di riposo decisamente più rigido e sostenuto dei materassi in memory foam.

Nella tipologia di materassi a molle Bonnell queste ultime sono tra di loro interconnesse, il che conferisce al materasso un maggiore senso di solidità, ed in più la loro durata media, specie nei prodotti di manifattura migliore, arriva anche a 15 anni. Un inconveniente comune può essere lo sfregamento delle molle che a lungo andare le può usurare oltre a rendere il materasso rumoroso durante ogni minimo movimento durante il sonno.

A ciò ha ovviato l’invenzione dei materassi a molle indipendenti e insacchettate singolarmente, nei quali ciascuna molla ha un sacchetto (pocket spring) in tessuto che la tiene isolata evitando attriti e rumori. L’altro vantaggio di questo secondo tipo di molle è la possibilità di distribuirle all’interno del materasso in modo da creare zone di portanza differenziata in base alle esigenze del consumatore.

Come fare disdetta Sky

Chi è interessato a disattivare il proprio account con Sky può richiedere la disdetta secondo diverse modalità. Infatti sarà possibile fare disdetta:

  • chiamando al call center – 02 917 171
  • inviando una PEC all’indirizzo [email protected]
  • inviando una raccomandata A/R a ‘Sky Italia, Casella Postale 13057, 20141 Milano
  • in un punto vendita Sky – trova negozio Sky

Esistono però differenti modalità che portano a differenti penali da pagare in base alla fase del contratto. Infatti è possibile richiedere una disdetta Sky:

  • entro 14 giorni
  • prima della fine del contratto
  • alla termine del contratto

Questa guida nasce per descrivere nel dettaglio quali sono tutte le modalità di richiesta di una disdetta Sky, con gli eventuali costi da sostenere.

Fare disdetta Sky entro 14 giorni

Chi ha acquistato un’offerta Sky tramite computer, smartphone o via telefono con un call center, ha il diritto di cambiare idea entro 14 giorni attraverso una richiesta scritta, da inviare però con mezzo di raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo Sky, o tramite posta certificata inviando una PEC, oppure una richiesta verbale tramite telefono o in un negozio Sky.

Cambiare idea e voler disdire il contratto entro 14 giorni non ha costi, ma sarà necessario restituire entro un mese eventuali dispositivi forniti in dotazione, ovvero decoder e la smart card.

I clienti che hanno un ripensamento potranno anche avere il rimborso dei costi sostenuti per la consegna dei dispositivi e quelli di attivazione dei servizi.

Se non si riconsegnano i dispositivi o questi risulteranno danneggiati, i costi della penale da pagare saranno fino a:

  • 21 euro per decoder SD;
  • 75 euro per decoder HD;
  • 150 euro per il MySkyHD.

E fino ad un massimo di 30 euro per:

  • digital key
  • alimentatore esterno del decoder SD
  • decoder HD
  • MySkyHD
  • Telecomando
  • smart card

Dunque quando si vuole usufruire del diritto di ripensamento entro 14 giorni si dovrà fare molta attenzione alla restituzione dei dispositivi.

Fare disdetta Sky prima della scadenza del contratto

Passati 14 giorni dalla stipula del contratto sarà possibile disdire l’abbonamento anticipatamente senza incappare in una penale. Non è complicato fare la disdetta, occorre compilare un modulo e inviarlo via PEC o con raccomandata A/R.

Il recesso in questo caso non è gratuito, varia a seconda della durata del contratto, in quanto Sky pone per ogni contratto, diverse clausole che comportano il pagamento di penali.

Il costo fisso è di 11.53 euro, che cambia però a seconda dei casi e delle eventuali offerte attive, con la possibilità che Sky inserisca costi e oneri in più. Ad esempio chi ha beneficiato di offerte e promozioni, potrebbe vedersi caricati tutti i costi di scontistiche usufruite (una maniera che Sky utilizza per recuperare le perdite dopo aver attivato al cliente una tariffa ridotta e scontata).

Fare disdetta Sky alla scadenza del contratto

Quando termina il contratto e l’abbonamento e non si vuole rinnovare, basterà inviare una richiesta di non prolungamento dello stesso. Si può fare anche in prossimità della scadenza naturale del contratto e, visto che il rinnovo è automatico, sarà necessario ricordarsi in tempo di disattivarlo, inviando in tempo la disdetta, per evitare di pagare le solite penali.

Per fare la disdetta Sky impedendone il rinnovo, è necessario inviare una comunicazione tramite PEC o per raccomandata con ricevuta di ritorno all’indirizzo di Sky, tutte le info sono disponibile in questa pagina del sito ufficiale Sky.

Se si richiede la disdetta entro 30 giorni dal giorno della scadenza del contratto, non ci saranno costi aggiuntivi da sostenere. Probabili penali scatteranno in caso di non restituzione del decoder da parte del cliente o per parti danneggiate.

Costi e penali della disdetta Sky

I costi da sostenere si hanno solamente se si fa richiesta per recesso anticipato dal servizio SKY. Nel dettaglio ecco quali sono tutte le penali in caso di disdetta Sky:

  • Nulla, se si recede il contratto entro 14 giorni con il diritto di ripensamento
  • 11,53 euro in caso di recesso dopo i 14 giorni e prima della scadenza naturale del contratto
  • Nessun costo se non si rinnova il contratto alla scadenza naturale ma comunicandolo entro i 30 giorni antecedenti alla scadenza del contratto in essere.

Se poi non viene restituito il decoder, il telecomando o qualsiasi altro dispositivo di proprietà di SKY, ci saranno sanzioni da aggiungere.

I tempi della disdetta Sky

L’abbonamento Sky è solitamente stipulato per un anno solare e si rinnova automaticamente quando finisce il periodo prestabilito.

Disdire l’abbonamento è possibile farlo in diverse modalità, ecco di seguito illustrate le tempistiche:

  • aspettare che il contratto scada naturalmente bloccando il rinnovo automatico; in tal caso Sky funzionerà fino al termine del contratto;
  • disdire prima del termine “naturale” del contratto. In questo caso i tempi della disdetta sono di 30 giorni dopo l’effettiva ricezione della richiesta di disattivazione;
  • praticare la disdetta Sky entro 14 giorni; in questo caso la disattivazione del servizio sarà immediata.

I linguaggi di programmazione migliori

Imparare a programmare è senza ombra di dubbio un’attività stimolante per la mente, che ti aiuta ad applicare la logica per la risoluzione di problemi reali e migliorare le facoltà mentali.

Se questo non dovesse bastare, è utile sapere che il programmatore è attualmente uno dei lavori più richiesti in Italia e all’estero. Il settore digital, infatti, è in forte crescita ed il mercato del lavoro è sempre alla ricerca frenetica di developer che sappiano muoversi in autonomia.

Non è facile, tuttavia, entrare a far parte di questo modo. I neofiti, infatti, hanno spesso problemi nel capire come muovere i primi passi all’interno di questo affascinante mondo che è l’informatica. Ecco perché vogliamo mostrarvi quelli che attualmente sono i linguaggi di programmazione più importanti ed utilizzati.

In questo modo, avrete una panoramica chiara e saprete quali libri acquistare per cimentarvi nell’apprendimento di questa nuova disciplina che tanto vi affascina.

Linguaggio C e C++

C e C++ sono due linguaggi di programmazione davvero importanti. Si tratta di linguaggi ad alto livello nati negli anni 70′ che sono alla base di tantissimi altri linguaggi di programmazione.

Non a caso si parla di linguaggi di programmazione C based appunto basati sul C. Ragion per cui, imparando C, non avrai difficoltà ad apprendere nuovi linguaggi di programmazione similari.

Il C, nonostante abbia ormai più di 40 anni di servizio, viene ancora utilizzato nelle università italiane a scopo didattico e ciò fa ben capire la sua importanza e i suoi risvolti applicativi nella risoluzione dei problemi e, più in generale, nell’apprendimento dei concetti di base della programmazione.

Linguaggio PHP

Php è il linguaggio web oriented attualmente più utilizzato al mondo per lo sviluppo di siti web dinamici. Basti pensare che il CMS WordPress sfrutta il motore di Php, ma anche importanti social network come Facebook.

Assieme a MySql, Php ti permette di creare solide applicazioni web ed è quindi perfetto come linguaggio di programmazione per chi ha voglia di sperimentare sul web.

Ti basterà semplicemente un interprete del linguaggio, sia esso situato su un server (o su una macchina locale dove è installato un web server come XAMPP o WAMP) ed iniziare così a scrivere le tue prime righe di codice.

Giunto ormai alla sua settima versione, Php è un linguaggio completo, maturo ed orientato ad oggetti che si presta bene in tantissimi tipi di applicazioni. Esistono, infine, numerosi framework basati su Php come ad esempio Laravel che vi semplificheranno la vita in fase di sviluppo.

Linguaggio Python

Python è uno dei linguaggi di programmazione attualmente più richiesti dal mondo del mercato. Nato negli anni 80′ grazie ad un informatico olandese di nome Guido Von Russel, si presta bene a numerose applicazioni.

Python è infatti un linguaggio orientato ad oggetti, di alto livello, con una curva di apprendimento poco ripida e che ti permetterà, fin da subito, di sperimentare sul tuo codice in locale.

Imparare Python è, al giorno d’oggi, un’attività essenziale per chi lavora da anni nel mondo della programmazione poiché è un tipo di linguaggio versatile e sicuro. Esistono numerosi tomi per apprendere questo linguaggio anche da autodidatti, qui ad esempio trovi una lista completa di libri su Python.

Linguaggio Javascript

Javascript è, ad oggi, il linguaggio di programmazione più utilizzato, nonché richiesto, al mondo. Nato essenzialmente come linguaggio di scripting lato client, ha trovato poi applicazioni anche nel mondo server grazie a librerie apposite come node.js.

Grazie anche a tante librerie e framework come ad esempio Vue, React, jQuery e Angular, è diventato un linguaggio versatile, stabile e maturo utilizzatissimo all’interno dei siti web. Trovare, al momento, un sito web che non utilizza Javascript è estremamente difficile.

La sua popolarità è dovuta anche alla semplicità di debugging. Per verificare che il tuo codice funzioni, infatti, avrai semplicemente bisogno di un normalissimo browser come edge, chrome o mozilla firefox.

I browser, infatti, ti permettono di debuggare il tuo codice in modo semplice e senza dover attendere alcuna compilazione. Javascript nelle sue forme native, infatti, non necessità di alcuna compilazione.

Linguaggio Java

Java, da non confondere con Javascript, è un linguaggio di programmazione sviluppato dalla Oracle. Sulla cresta dell’onda da diversi anni, ti permette di sviluppare ad oggetti attraverso il suo linguaggio ad alto livello.

Questo linguaggio è stato progettato per essere il più possibile indipendente rispetto all’hardware sul quale poi il programma girerà. Un notevole vantaggio questo che ha portato Java, nel corso degli anni, ad avere una buona notorietà ed una community di sviluppatori affezionati.

Prodotto inizialmente dalla Sun Microsystem con il nome di Oak, venne poi rinominato Java per ragioni di copyright. Il suo grande vantaggio è rappresentato dal fatto che il codice compilato non deve essere buildato nuovamente sulla macchina dove viene eseguito un vantaggio competitivo non da poco che, nel corso degli anni, aiutò concretamente l’accrescimento della sua popolarità nella community informatica mondiale.

Linguaggio Kotlin

Kotlin è un linguaggio di programmazione sviluppato da JetBrains: un’azienda di software famosa per aver sviluppato software come YouTrack, PhpStorm e molti altri.

Questo linguaggio di programmazione si ispira al didattico Scala, ma anche in gran parte a Java, al suo interno è anche facile trovare concetti simili a quelli del Pascal.

Kotlin si basa sulla JVM (Java Virtual Machine) e, ad oggi, viene utilizzato principalmente per lo sviluppo di applicazioni Android. Se il lato mobile ed applicazioni ti interessano, allora potrebbe rivelarsi un’ottima freccia da avere al tuo arco.

Si tratta di un linguaggio nato recentemente e che sta già lasciando il segno all’interno del mondo degli sviluppatori. La sua curva di utilizzo, infatti, è in costante crescita da ormai diversi anni.

Linguaggio Switf

L’ultimo linguaggio di programmazione che andiamo ad analizzare poiché rientra di diritto tra quelli attualmente più importanti è Swift.

Swift è un linguaggio di alto livello, orientato agli oggetti che viene utilizzato per sviluppare su sistemi operativi mac, iOS, tvOS, linux e watchOS ed è stato presentato per la prima volta da Apple nel 2014.

Questo linguaggio di programmazione, può coesistere con l’altro linguaggio tipico dello sviluppo apple, ovvero Objective-C. Swift, a differenza di Objective-C, appare più snello e la curva di apprendimento risulta essere più morbida.

Nel corso degli anni ha assunto una notevole importanza, tanto da essere attualmente uno dei linguaggi più richiesti sul mondo del lavoro. Vale la pena approfondirne la conoscenza nel dettaglio.

Soccorso stradale: la guida completa

Non è mai piacevole essere coinvolti in delle situazioni imprevedibili e improvvise che potrebbero compromettere la serenità alla guida. Per tali motivi, in caso di guasti o d’incidenti, è bene avere le idee chiare su come chiedere il miglior soccorso stradale.

Ma di cosa si tratta? Cosa prevede questo servizio? Nella pratica in caso d’incidente è obbligatorio contattare le forze dell’ordine e il servizio emergenza medica. Invece, in caso di guasto bisogna chiamare un carroattrezzo o contattare la propria polizza assicurativa.

Vediamo nel dettaglio cos’è il soccorso stradale, come funziona, quanto costa, come sceglierlo e come comportarsi se si ha bisogno di soccorso stradale.

Cos’è il Soccorso stradale

Il soccorso stradale è un intervento rapido che viene richiesto su una strada o su un’autostrada in caso di emergenza. Si può richiedere un soccorso stradale alla propria compagnia assicurativa oppure ad associazioni private come ACI (o altri), quando capita un guasto improvviso al veicolo che vi impedisce di procedere nella marcia.

Il servizio di soccorso stradale interviene tempestivamente mandando il loco un carroattrezzi, per aiutare chi è in difficolta a risolvere il problema legato al guasto della propria vettura.

Come funziona il soccorso stradale

Il soccorso stradale in genere, funziona secondo due opzioni diverse. Se è previsto nell’ambito della propria copertura assicurativa RCA, si deve contattare la compagnia che fornirà l’assistenza attraverso l’invio di un carroattrezzi convenzionato.

Invece, nel caso dell’assistenza stradale per chi non ce l’ha prevista nel proprio contratto di assicurazione, è necessario contattare una realtà associativa come ACI o un altro privato che fornisce lo stesso servizio. Tale soggetto contattato invierà un carroattrezzi in soccorso sulla strada o sull’autostrada in cui ci si trova perché rimasti in panne con la vettura.

Generalmente quando capita il guasto e si ha bisogno di assistenza si contatta il numero del soccorso stradale che è attivo 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 e si chiede aiuto, comunicando la propria posizione. Il carroattrezzi solitamente arriva entro un’ora dalla chiamata.

Quanto costa il soccorso stradale

Il costo del soccorso stradale è assimilabile a quello del carroattrezzi e quindi, parte da una tariffa di base di oltre 100 euro, a cui poi si applicano diversi criteri di spesa.

Infatti, se ad esempio ci si rivolge al pronto soccorso stradale ACI si applicano delle tariffe specifiche che partono da 116, 90 euro di base, a cui si aggiunge un calcolo al Km. Il costo di base sarà di 140,20 euro se invece, la chiamata vien fatta tra le 22 e le 6 del mattino, il sabato o nei giorni festivi. La tariffa è valida per i veicoli fino a 2500 kg. Il costo per carroattrezzi a km è pari a 1,04 euro in autostrada e 1,41 euro sulle altre strade. Cresce in caso di camper o roulotte. Chiamando un servizio privato è consigliabile sempre chiedere in anticipo qual è il costo. Potrebbe essere variabile rispetto a quello base: in linea generale le tariffe sono sempre superiori a 100 euro per ogni intervento.

Soccorso stradale: quale scegliere

Visto l’alto costo del soccorso stradale, prima di decidere a quale riferirsi è opportuno fare delle buone valutazioni.

Innanzitutto, bisogna pensare se è il caso di prevedere nella propria RCA auto con questo servizio in modo tale da riceverlo gratuitamente quando serve. In alternativa è possibile diventare socio ACI in modo da avere degli sconti rispetto alle tariffe base proposte.

Tuttavia la presenza di tante realtà private assicurerà lo stesso delle tariffe vantaggiose per il servizio di pronto soccorso stradale. La cosa importante è fare particolare attenzione e soprattutto, chiedere un preventivo dettagliato prima di farsi inviare il carroattrezzi in loco.

Considerare sempre la buona reputazione del soccorso stradale che si sta scegliendo. Ad esempio www.prontosoccorsostradale24h.it è senza ombra di dubbio un’ottima soluzione per richieste di assistenza simili. Nel giro di pochissimo tempo il carroattrezzi raggiungerà il luogo indicato, garantendo delle offerte vantaggiose.

Cosa controllare prima di partire

Per cercare di evitare la necessità di rivolgersi al pronto soccorso stradale è consigliabile effettuare una serie di controlli alla propria vettura prima di partire, soprattutto per viaggi di lunga tratta.

Innanzitutto è opportuno controllare il funzionamento di fari, sia anteriori che posteriori. Anche il controllo dell’usura e della pressione dei pneumatici è una verifica da non sottovalutare.

Non dimenticarsi di controllare anche il livello del liquido refrigerante e di olio del veicolo. Infine, sempre per evitare problemi, è sempre utile dare un’occhiata ai freni, alle cinghie, al tubo di scappamento, alla carica della batteria batteria e non dimenticare di avere a portata di mano il kit di emergenza.

Cosa fare in caso di soccorso stradale in autostrada

In caso di soccorso stradale in autostrada, è assolutamente necessario rivolgersi agli enti autorizzati a operare che sono i seguenti cinque:

  • soccorso stradale ACI – numero 803 116
  • Europ assistance – numero 803 803
  • Euro service assistance (ESA) – numero verde 800 584 811
  • Axa assistance – numero verde 800 111 911
  • IMA Italia Assistance – numero verde 800 613 613.

Per quanto riguarda ESA, EXA e IMA, il soccorso stradale è disponibile solo su alcune austorade, per maggiori info si può far riferimento a questo articolo.

Come chiedere soccorso stradale all’estero

In caso si abbia la necessità di richiedere il soccorso stradale all’estero si deve contattare un’assicurazione privata. In alternativa è possibile mettersi in contatto con l’assistenza ACI chiamando al numero 02 66165116.

Grazie a questo riferimento telefonico è possibile ricevere l’aiuto ACI anche all’estero. Come detto, esistono anche dei privati che offrono servizio di soccorso stradale all’estero e che vale la pena considerare. Qualunque sia la scelta, il consiglio è sempre quello di chiedere preventivamente in maniera dettagliata qual è il prezzo richiesto per il soccorso.

Come fare besciamella in casa

Gourmet, cremosa, morbida e poco costosa, la besciamella è buonissima, lo è ancora di più quando è ‘fatta in casa’. Si deve ammettere, la besciamella fatta in cucina si sposa meravigliosamente con tanti piatti, soprattutto con le lasagne.

Tuttavia per chi non è pratico ai fornelli, fare la besciamella può risultare ostico. Questa guida nasce proprio per illustrare dettagliatamente la realizzazione di una perfetta besciamella fatta in casa.

A cosa serve la besciamella

La besciamella si sposa perfettamente con carni bianche, pesce e verdure cotte (bietole, zucchine, spinaci, cavolfiori, asparagi, carciofi). Può essere utilizzata anche per la preparazione di soufflé o bocconcini.

Viene utilizzata anche in molte preparazioni culinarie, una più deliziosa dell’altra. Tra le più note possiamo citare:

  • le lasagne
  • gli gnocchi
  • la pasta gratinata
  • il gratin di patate
  • i maccheroni gratinati
  • le zucchine gratinate
  • il cavolfiore gratinato
  • indivia al prosciutto
  • la moussaka

Fare besciamella standard

Gli ingredienti per la preparazione della besciamella standard tradizionale fatta in casa sono:

  • 500 ml di latte vaccino parzialmente scremato
  • 40 grammi di farina
  • 40 grammi di burro
  • sale
  • pepe
  • noce moscata

Non serve la cucina di uno chef per preparare un’ottima besciamella fatta in casa. Ti saranno utili solo due utensili: una casseruola e una frusta.

Fare besciamella senza grumi

La besciamella è una ricetta facile, tuttavia durante la preparazione possono formarsi i grumi. Queste palline di farina che resistono allo sfaldarsi sono particolarmente sgradevoli in bocca, quando scoppiano passando sotto un dente o quando lasciano una strana sensazione sulla lingua.

Per evitare la formazione di grumi, è necessario essere attenti fin dall’inizio della preparazione. Una volta che il burro e la farina sono stati mescolati e il composto è formato, è il momento di aggiungere il latte che dovrebbe essere immesso con cura, a poco a poco, e mescolato sempre per bene.

Quindi bisogna prestare molta attenzione ai seguenti passaggi:

  • Versare il latte molto lentamente e frullare il composto continuamente;
  • Cuocere bene la farina, portandola a bollore per uno o due minuti;
  • Filtrare la besciamella con un colino fine.

Fare besciamella senza burro

Per chi vuole fare una besciamella senza burro questi sono gli ingredienti per una persona:

  • 150 ml di latte
  • 10 grammi di farina

La preprazione anche in questo caso è molto semplice. Basterà impastare prima la farina con un po’ di latte, per poi mescolare il tutto con il resto del latte.

Una volta che è tutto mescolato, il composto realizzato dovrà essere portato a ebollizione, mescolando energicamente fino a quando non si sarà addensato.

Fare besciamella senza latte

Ecco una ricetta per le persone sensibili al lattosio, al glutine o semplicemente alla voglia di fare a meno dei latticini (o di origine animale).

Gli ingredienti sono:

  • 40 cl di brodo vegetale (o di pesce o di gallina a seconda della preparazione)
  • 50 grammi di amido di mais (maizena)
  • 50 grammi di margarina vegetale
  • 10 cl di acqua fredda
  • sale, pepe
  • noce moscata grattugiata fresca (o altre erbe aromatiche)

La preparazione al solito prevede di mescolare la maizena in acqua fredda usando una frusta. In una casseruola si dovrà versare il brodo, l’acqua e la maizena per poi mescolare bene il tutto con la frusta.

Infine si dovrà aggiungere la margarina e cuocere il tutto a fuoco basso fino a quando il composto si sarà addensato. Infine aggiungere sale e pepe e le erbe aromatiche scelte.

Qualche informazione culinaria: per fare la besciamella senza lattosio, servirà un latte vegetale leggermente dolce.

Se si riesce ad inserire la soia nella propria dieta, il latte di soia è ottimo per la preparazione. Ma attenzione, non è consigliabile consumare troppa soia, deve essere occasionale, anzi quasi eccezionale. Inoltre la soia deve essere sempre stata fermentata per inibire i fattori antinutrizionali.

In alternativa si può optare per il latte di mandorle senza zuccheri aggiunti.

Besciamella con bimby

Un ottima alternativa alla preparazione a mano con la frusta, è quella dell’utilizzo di uno strumento automatico come il Bimby di Vorwerk (o in altenativa il Monsieur Cuisine della Lidl).

Nel dettaglio, considerando gli ingredienti indicati per la tipologia di besciamella da preparare, si possono immettere tutti le sostanze nella ciotola del Bimby e regolare in due step:

  • 5 minuti a 90 gradi con velocità 2;
  • 5 minuti a 90 gradi con velocità 4.

La conservazione della besciamella

Si consiglia di utilizzare subito la besciamella appena preparata, ma si può tenere in caldo anche a bagnomaria. In questo caso, un trucco per una migliore conservazione è tamponare la superficie con un pezzetto di burro per evitare la formazione di una pelle.

Si può conservare la besciamella per 4 o 5 giorni in modo sicuro in frigorifero. Raffreddare la porzione inutilizzata il più rapidamente possibile dopo che la salsa è finita e assicurarsi di posizionare un pezzo di pellicola trasparente direttamente a contatto con la superficie della besciamella prima di refrigerarla in modo che non si formi una pelle e rallenti l’ossidazione. Non congelare la besciamella perché probabilmente romperà l’emulsione.