L’IVA, conosciuta anche come Imposta sul Valore Aggiunto, è stata introdotta nel 1972 e ha integrato le regole e le direttive stabilite dall’Unione Europea, di cui l’Italia è uno dei soci fondatori.
La legislazione italiana stabilisce che qualsiasi tipo di società costituita che commercia e fornisce beni o servizi imponibili in Italia, deve seguire passaggi specifici, come la registrazione dell’IVA, completare regolarmente la dichiarazione dei redditi e rispettare leggi, normative e regole. Ogni azienda o lavoratore autonomo dovrà quindi aprire una partita IVA.
Ma come si apre una partita IVA? E soprattutto quando conviene farlo? Molti si pongono questa domanda, solitamente perché volenterosi di avviare una nuova attività, anche se a volte la burocrazia e i costi possono frenare e aspirazioni di crescita.
La procedura da seguire per aprire partita IVA è in verità semplice, questa guida nasce proprio per illustrare tutto quello che deve sapere chi vuole avviare un’attività imprenditoriale.
Partita IVA: quando serve
Chi deve aprire una partita IVA? La risposta è semplice: un professionista autonomo o il titolare di una società deve necessariamente aprire una partita IVA, perché esercita un’attività economica organizzata con l’obiettivo di produrre e poi vendere beni o servizi.
Avere una partita IVA ha i suoi pro e contro, tra quest’ultimi senza dubbio il costo per mantenerla attiva, quindi conviene sempre fare prima due conti a tavolino sui guadagni annuali e chiedersi se tale attività resterà nel tempo redditizia.
E’ vero che se l’attività individuale non va oltre i 5 mila euro l’anno non è necessario aprire la partita IVA? In realtà questo è un falso mito.
Infatti per chi svolge un’attività imprenditoriale continuativa, è sempre richiesta l’apertura di una partita IVA per regolarizzare la posizione fiscale. Tuttavia se l’attività svolta è di carattere occasionale e resta costantemente al di sotto dei 5.000 euro annui, in tal caso l’apertura della partita IVA non è richiesta. Tuttavia tutti gli introiti dell’attività occasionale dovranno essere dichiarati nell’apposito campo della dichiarazione dei redditi con il 730.
Come aprire la partita IVA
La partita IVA viene identificata da undici caratteri, dei quali i primi 7 vanno ad indicare la matricola del contribuente che attiva la partita IVA, i successivi 3 identificano il codice dell’ufficio delle Entrate che ha rilasciato la partita IVA, l’ultimo carattere è un codice di controllo che viene calcolato in base alle prime cifre con una formula particolare.
Aprire una partita IVA è semplice e gratuito. Per farlo basterà comunicare all’Agenzia delle Entrate entro un mese, l’inizio della propria. Sarà necessario fare una dichiarazione con il modello AA9/12 se ditta individuale o con il modello AA7/10 se azienda.
Ad ogni partita IVA deve essere associato un codice ATECO, che va ad identificare il tipo di attività collegato alla partita. Dopo aver richiesto l’apertura della partita IVA, l’Agenzia delle entrate dovrebbe fornire il numero di partita IVA entro pochi giorni.
Le tasse da pagare
Le tasse da pagare dovute all’attività per partita IVA è differente in base al regime fiscale prescelto.
Ecco di seguito le principali tasse dovute a partita IVA:
- Iscrizione alla Camera di Commercio (per le categorie che lo prevedono) con un costo tra gli 80 e 100 euro l’anno;
- regime di contabilità ordinaria: prevede l’IRPEF a scaglioni, da un minimo del 23% (fino a 15mila euro) ad un massimo del 43% (oltre i 50 mila euro) del fatturato;
- regime forfettario: è possibile accedere con una partita IVA con fatturati fino ad un massimo di 85.000 euro e prevede una tassazione ad aliquota ridotta dell’IRPEF: 5% per nuove attività per i primi 5 anni, successivamente si alza al 15%. Con questo regime fiscale non è però possibile detrarre le spese, a meno dei contributi previdenziali obbligatori. Inoltre il regime ordinario prevede l’esenzione dall’IVA.
I contributi INPS
Per quanto riguarda le tasse dovute ai contributi INPS per la partita IVA è necessario capire in quale categoria di attività imprenditoriale ci si trova e quindi a quale cassa fare riferimento:
- artigiani e commercianti
- lavoratori autonomi (senza cassa)
- professionisti (con cassa autonoma)
Gli artigiani e commercianti devono pagare per i contributi INPS:
- un fisso di circa 3600 euro in quattro rate annuali;
- circa il 23% del reddito che supera i 15.548 euro;
- circa il 24% del reddito che supera i 46.123 euro;
- i redditi oltre i 76.872 euro non sono tassati per INPS.
I lavoratori autonomi senza una cassa previdenziale devono i seguenti contributi INPS:
- nessun fisso annuale;
- circa il 26% del reddito;
- i redditi oltre i 100.324 euro non sono tassati per INPS.
I professionisti con cassa previdenziale autonoma, a seconda della cassa di cui fanno riferimento, avranno i loro contributi da versare.
Costi apertura di una partita IVA
Aprire una partita IVA non ha un costo, tuttavia ci sono delle spese per mantenerla aperta.
Sostanzialmente questi costi sono dovuti al lavoro del commercialista, ovvero la persona che si occuperà di gestire fiscalmente la partita IVA. In base a che tipo di partita IVA si apre e sopratutto a quale regime fiscale si aderisce, i costi di gestione dovuti al commercialista possono variare notevolmente.
Commercialista: serve?
I liberi professionisti come anche le ditte individuali, oggi più che mai tendono ad aprire partita IVA ma senza aiuto e sostegno di un commercialista, essendo uno dei costi fissi che dovranno sostenere.
Ci sono diversi obblighi fiscali che il titolare di partita IVA deve rispettare e per non lasciarli indietro, è probabile che ti occorra un commercialista , che ti aiuti e visioni le tue attività:
- Emettere la fattura elettronica
- Compilare i registri contabili con le fatture emesse e ricevute, bolle doganali e corrispettivi
- Controllare le detrazioni
- Liquidazione, erogazione e dichiarazione regolare dell’IVA
- Dichiarazione annuale IVA
Per chi necessita di ulteriori informazioni si consiglia di consultare il sito www.serviziocontabileitaliano.it